Le bufale involontarie
Qualche volta, per dare una notizia prima della concorrenza, può
capitare che non se ne verifichi la fonte con la dovuta attenzione.
E che perciò si finisca per pubblicare come vera
una notizia falsa.
La vera vittima di una bufala involontaria (ancor prma del lettore)
è il giornalista che la dà. E - a stretto
giro - il giornale per il quale scrive. Ad entrambi, la pubblicazione
di una bufala involontaria può procurare dei grossi guai:
la testata rischia di perdere la propria credibilità,
e il giornalista di perdere il lavoro.
Com’è possibile allora che gli operatori della comunicazione,
pur sapendo perfettamente che l’eventualità di incappare
in una bufala è sempre dietro l’angolo, a volte non riescano
ad evitarla?
Di solito, i fattori che si oppongono a un adeguato controllo
di una notizia sono la fretta (sempre maggiore in tempi come questi,
di spietata concorrenza tra i media), e l'appeal della notizia:
più è bella, meno si ha voglia di andarla a controllare.
Ma anche al di là della fretta e della gradevolezza della
notizia-bufala, può accadere che la fonte di una notizia
venga controllata con minore scrupolo in tre situazioni particolari:
1) Quando una notizia appare talmente credibile
da far ritenere scarsamente necessaria la verifica delle fonti.
Sono credibili tutte le notizie che confermano le nostre convinzioni.
2) Quando l’informatore è estremamente
autorevole: per vicinanza all’ambiente da cui proviene la notizia
stessa, o per vicinanza col giornalista: un amico, o comunque qualcuno
di cui si fida totalmente, e che non avrebbe alcun interesse a mentire.
3)Quando la testata per cui si lavora non è molto autorevole(
una casa editrice,una testata giornalistica o una televisione privata
molto piccola o un sito internet per es ) e dunque non
teme di perdere una credibilità già ridotta.
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